
Cera
una volta
un reee!!!
Diranno i miei piccoli lettori!
No, signori miei! Cera una volta
AMA NEWS, la pubblicazione delle descrizioni delle gite
Ama e altre varie amenità. Poi, come tutte le cose
belle, e finita la vena creativa. Ma ora, come dincanto
ecco
di nuovo un resoconto di unepica impresa dei soci
AMA. E per riprendere la tradizione, cosa di meglio di unescursione
eroica, ardimentosa, ai confini con la follia come lascesa
del Pizzo Intermesoli? Il meglio dellAnonima
Montanari Avvinazzati era riunita come sempre a Piazza
Primoli, lo storico ritrovo punto di partenza di tante
imprese. Allalbeggiare Soci vari e nuovi adepti si
riunivano allegri e speranzosi. Uno ad uno ecco comparire
tra le nebbie dello smog e i chiarori del mattino il
preciso Coletta Stefano, linsopportabile
Presidente, apparso piuttosto flaccido,
il peggior Galeazzi degli
ultimi tempi, il bassissimo Telemedico Giacomo DAlia
(che vi sta tediando con questo racconto), ecco Federico
reduce dagli altipiani tibetani, e ancora i lentissimi
fratelli Lauretti, poi, in pirotecnico andirivieni di
saluti e convenevoli il grandioso Ugo, un po
spettinato, e col suo furgone la sottosezione
extracomunitaria rappresentata dallarch.Arkerdar,
apparso anche lui leggermente appesantito e infine, con
la loro nuova BATMOBILE lesautorato Segretario
cantiniere Fargione (sospeso a vita dal filo-Saddam
Hussein presidente che ritiene Milosevic eccessivamente
democratico) con la moglie già socia gastronoma
dottoressa Pittaluga. E non mancavano, come nella
migliore tradizione, sia i nuovi soci che lappuntamento
volante in autostrada, come sempre da parte di amici dellesautorato
Fargione. Un rientro dalle vacanze daltri tempi,
dunque, che ha fatto risplendere alto lastro
lucente dellA.M.A. Alcuni cani annusavano sbavando
il piccolo vano bagagli della BATMOBILE, fiutando qualche
leccornia della socia gastronoma che ci faceva sperare in
qualche brasato o qualche pizza rustica come nelle
migliori tradizioni. Man mano che il numero dei cani
randagi aumentava rincorrendo la BATMOBILE dei Fargioni
noi tutti ci andavamo convincendo delle qualità della
socia gastronoma.La marcia di avvicinamento procedeva
senza intoppi, senza attese agli appuntamenti volanti,
senza rifornimenti di benzina, senza colazioni fiume
fonte di inesauribili perdite di tempo. Rischiando tutti
la fusione del motore per non perdere di vista uno
scatenatissimo Coletta dalla guida quantomeno aggressiva
del suo nuovo automezzo, lasciamo lautostrada e
saliamo verso laltipiano di Campo Imperatore.
Il sole alto e radioso illuminava i gialli campi dellaltipiano

mostrandoci tutte le vette
e poi la maestosità del Corno Grande che
non smette mai di stupire losservatore che lo vede
sbucare dopo una curva.

Tra ripidi tornanti
raggiungiamo il parcheggio dellalbergo di Campo
Imperatore alle 8,45 e ci infiliamo direttamente nel
bar vicino per consumare una gran quantità di
cappuccini, prodotti da forno e dolciumi vari. Stretti
gli ancora intonsi piedi (doloranti a fine escursione) in
terribili calzature montane, ci avviamo verso la nostra
meta. Il pessimo Galeazzi fugge come inseguito da una
fiera a digiuno da tre settimane verso mete lontane,
proseguendo la sua futile corsa solitaria per tutta la
giornata evitando cefalee ai soci ormai stanchi delle
descrizioni toponomastiche del gran ciarliero. Resta il
problema Presidente, ma ormai dopo anni di uscite i Soci
si sono abituati a sopportare in silenzio i soprusi del
dittatore a vita. Altri soci si sfioccano lungo il dolce
sentiero che conduce al Pizzo Intermesoli,
ancora celato alla nostra vista. Passiamo il Passo
della Portella dove finalmente rivediamo il gran
ciarliero in fuga solitaria. Il vento soffia forte al
passo e subito abbandoniamo il luogo e ci dirigiamo verso
il Pizzo Cefalone per poi deviare e tuffarci in un
ripidissimo ghiaione che ci porta in fondo e poi ci
costringe a risalire. Pensiamo, scendendo, a cosa ci
attenderà al ritorno
Poco più avanti troviamo un
gruppo di soci al seguito del grande fuggitivo Galeazzi
in attonito silenzio osservare estasiati un povero
camoscio. Il Presidente e esperto in avvistamento
di animali perché dicono abbia anche avvicinato una
marmotta a meno di due metri (ma pare si tratti di una
leggenda metropolitana). Capiamo adesso che il dittatore
riesce ad avvicinare tali animali selvatici perché il
suo terribile fetore funge da anestetico sulle povere
creature, che, con il sensorio obnubilato da cotanto
lezzo, non trovano la forza per scappare. Comunque non si
capisce tanto interesse per questo pacifico animale
cornuto, visto che il mondo e' pieno, anche tra gli
uomini, di animali, e taccio sull'abbondanza dei cornuti
.Quel
che conta è che il camoscio maledetto ci ha fatto
perdere buoni venti minuti. I lentissimi fratelli
Lauretti, buoni ultimi restavano impalati davanti al
caprone e il ritardo si faceva severo quando il Lento
Senior tirava fuori la sua temutissima macchina
fotografica per scattare con tutta calma delle fotografie.
Quando ormai il resto del gruppo li dava per dispersi, i
lentissimi lasciavano il caprone e si accingevano a
risalire la Sella dei Grilli. Raggiunto il gruppo
i bradipi si ricongiungevano quando ormai lex socio
geografo era scattato avanti e se ne intravedeva allorizzonte
la sua figura. Ecco che giunge alla vista ormai netta e
grandiosa la piramide del Pizzo Intermesoli,
lasciandoci intuire quanto ancora occorre faticare. A
questo punto, improvvisamente, la socia gastronoma accusa
un malore
Strano, pensiamo, Galeazzi e
lontano e non nuoce, il presidente non e ancora
sudato, il marito esautorato procede avanti
eppure
la dottoressa Pittaluga si sente male, ha nausea,
tachicardia, dolori addominali
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Qualcuno prova a
pensare: fosse in dolce attesa? Ci voltiamo ad osservare
il marito...Impossibile!!! è il giudizio unanime: un
miracolo può pure accadere (ed hanno una figlia
bellissima) ma addirittura due!!!!!Comunque sia, i
coniugi sono costretti ad interrompere qui la salita e
tutti sono dispiaciuti soprattutto per la leccornia che
la socia gastronoma aveva preparato. Sara per
questo motivo che le espressioni dei soci erano così
afflitte! Pare proprio così perché non appena la socia
seppur defedata tira fuori dallo zaino la confezione
golosa, le facce dei soci tornano ad assumere quel
sorriso beota che tanto si confà con lo spirito gaudente
dellassociazione. Salutiamo linferma e lesautorato
coniuge e riprendiamo il cammino. Ci soffermiamo su un
bellissimo pianoro dove pascolano cavalli

e ci attardiamo ancora a scattare foto coi lentissimi
fratelloni. Cominciamo a salire il ripidissimo pendio
quando ormai i primi sono lontani. A quasi metà salita
ascolto un rumore ritmato, tambureggiante, come un forte
ticchettio provenire da una roccia su cui giace, emaciato
e sudato il socio Ugo. Lo raggiungo e vedo la sua camicia
vibrare allaltezza del petto sul lato sinistro. I
bottoni della camicia saltano via strappati dal pulsare
della zona precordiale. Capisco che e affetto da
una leggerissima tachicardia e deduco che il forte
ticchettio che sentivo e il pulsare impazzito del
suo cuore. Temendo che gli possa cedere la pompa, il
povero Ugo decide di restare al pascolo sui prati sotto
la montagna. Lo troveremo a brucare al nostro ritorno,
contendendosi lerba secca coi cavalli locali, ormai
in piena forma. Soffiando come un mantice, larch.
Arkerdar resta indietro assieme ai lentissimi. Federico
procede tenendosi fuori del sentiero segnato e si trova
in difficoltà sulla salita. Intanto un gruppo che poi
scopriamo essere del CAI di FRASCATI, ci raggiunge e si
raggruppa sulla salita. Cominciano a rotolare i primi
sassi. Preceduti da un sibilo sinistro, dei massi mi
sfiorano appunto la parte sinistra. Mi chiedo se il
prossimo sasso che mi sfiorerà la parte destra sarà
preceduto da un sibilo destro. Assorto da tali pensieri
non mi accorgo che un masso rimbalza su una roccia e mi
scavalca minaccioso. Poiché non passava ne a
destra ne a sinistra, ma perfettamente al centro
del mio corpo non era preceduto da nessun sibilo.
Scopriamo poi che i massi erano smossi da una coppia di
maledettissimi montanari della domenica (d'altronde cosa
pretendere di domenica!) che scendevano bestemmiando.
Dopo lultima esperienza dei ragazzotti in vetta
alla Serra di Celano con quattro pistole nello
zaino, credevo di aver toccato il fondo. Ma quando ho
visto il mentecatto che scendeva bestemmiando smuovendo
pietre e minacciando la sventurata compagna che accennava
a sedersi e che non lo piantava in asso solo perché ne
aveva ancora bisogno per scendere da quellinferno,
ho capito che il peggio non ha mai fine. Cosa troverò
sulle povere vette violate da bestie vestite da montanari?
Forse montanari vestiti da bestie?Giungiamo in vetta e
notiamo il gran ciarliero che come al solito ha scelto un
posto alternativo per sostare, spostato dal gruppo. Nelle
ultime otto o nove gite, non sono mai riuscito a pranzare
in gruppo assieme al Galeazzi che pianta grane col
dittatore per il posto dove mangiare sciorinando mille
ragioni per giustificare la sua scelta separatista
asserendo che il sito si presta meglio a pasteggiare vuoi
per la posizione riparata dal vento, vuoi per il manto
erboso o per i sassi più comodi, vuoi per ragioni ai più
sconosciute. Limportante, comunque e che sia
lontano dal resto dei gitanti. Perso nel suo folle
isolamento, consuma panini e beve silenzioso assieme ad
alcuni soci che si sono lasciati convincere.Comunque
sovente ha ragione sulle sue scelte, ma per non dargli
soddisfazione e per sfogare il suo istinto
antidemocratico il dittatore decide sempre un posto
diverso.Il resto dei soci comincia il giusto pasto e si
aprono gli zaini . Come per incanto, panini, affettati,
pietanze succulente, torte rustiche e dolciumi riempiono
la vetta. Coletta apparecchia e tira fuori la sua scatola,
seguito dal Telemedico che si sta colettizzando sempre più.
Si aprono bottiglie e si gozzoviglia

come al solito temendo la discesa per il
pericolosissimo versante franoso del Pizzo Intermesoli
. Il Galeazzi si avvicina al gruppo attirato dalla pizza
rustica alle verdura della socia gastronoma. Osservato un
minuto di silenzio in sua memoria, ci riempiamo la bocca
del fantastico tortino e ci trastulliamo ancora un po.
Il gran ciarliero comincia da solo la discesa, facendo
bene perché evita una scarica di sassi. In qualche modo
tutti i soci riescono a scendere il ripidissimo sentiero
incolumi e sotto ritroviamo il socio Ugo ora
perfettamente in forma. Apprendiamo al telefono che la
socia gastronoma si e ripresa ma che il marito e
dolorante per una distorsione alla caviglia. Il numero
degli infortunati sale! Proseguiamo il cammino. Il gran
ciarliero scappa di nuovo e non lo vedrò mai più, perché
poi arriva e torna a Roma sulla BATMOBILE dei Fargioni. I
soci si dividono ancora e gli ultimi (il sottoscritto il
dittatore e i lentissimi arrivano a distanza di almeno 20
minuti) raggiungono le auto quando il sole è ormai basso.
Da segnalare un malore di Marco Lauretti che ci ha
costretto ad attendere un po e ci ha permesso di
riposarci senza ammettere di averne bisogno.Forse al
parcheggio ci sono le ambulanze ad attenderci. Invece non
le troviamo ma apprendiamo dai Fargioni che lautostrada
e bloccata. Decidiamo di restare a cena in Abruzzo.
Unauto con 5 soci si avvia lo stesso a Roma mentre
il sottoscritto, il dittatore, il resuscitato Ugo,
Federico e Gianni, uno dei due lentissimi, decidono per
la cena locale.Salutiamo i soci rimasti quando e
buio, lasciamo il freddo Campo Imperatore e ci
dirigiamo in uno sperduto paesello dalle parti di Cappelle
dove ce un ristorante conosciuto da chi vi
scrive. Non senza difficoltà lo raggiungiamo. Sentiamo
in lontananza una musica terribile di fisarmoniche e
trombe stonate. Scopriamo che al ristorante alle 21 è
ancora in corso un matrimonio di rubicondi autoctoni
iniziato allora di pranzo. Lo spettacolo che ci si
presenta è raccapricciante: pastori incravattati dalle
facce paonazze si muovono scoordinati al suono triste di
una sfiatata orchestrina. Il trombettista, da poco sceso
dal trattore soffia note stonate e paesani alticci
saltellano bevendo gli ultimi limoncelli. La sposa col
trucco sfatto e labito bianco sporco di pedate
perde il controllo e balla con la buzzicona di tonnellate
uno di peso. Escono gli invitati totalmente sfatti, la
buzzicona, un rubicondo attempato in canottiera, alcuni
con cravatte sciolte e gli occhi spenti, la sposa che
balla con una specie di toro paonazzo. Gli invitati
avevano ridotto i bagni a latrine. Evitiamo di pensare
alla fanghiglia pestata la dentro e ci prepariamo alla
cena. Cerchiamo di sopravvivere alla pasta scotta e allagnello
transgenico carbonizzato (dicono fosse un lontano parente
della pecora Dolly) avanzati dal banchetto di nozze della
scorsa settimana
almeno fossero stati gli avanzi di
quello di oggi!!!!! e ci dirigiamo verso Roma quando
ormai lautostrada era sgombra. A Piazza Primoli non
cera nessuno, alle 23,30! Il meritato riposo degli
ultimi gloriosi soci cullera il ricordo di questa
impresa. Ununica notazione: ma chi cavolo ce lo fa
fare???????
Ai posteri lardua sentenza.
In alto alticci!!!!
GiaDa
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